martedì 31 marzo 2009

LOTITO-ZARATE: "Vado in Qatar a rinegoziare"


Qualche giorno fa il patron della Lazio Claudio Lotito aveva lanciato una specie di aut-aut alla società dell'Al Sadd che, entro il 30 aprile, dovrebbe definire assieme ai capitolini la posizione contrattuale del giocatore argentino.
Dovrebbe, perché stando alle ultime affermazioni del presidente biancoceleste ci potrebbe essere un cambio di programma. Quello che sembrava certo (il pagamento della clausola per trasformare il prestito in cessione definitiva) del riscatto potrebbe lasciare spazio ad una nuova possibilità.

"Non parlo di mercato - ha detto il patron della società biancoazzurra come riportato oggi dalla Gazzetta dello Sport - perché ora ho altri problemi". Non è tutto, però, perché sul tema Zarate Lotito ha dato una piccola, ma sostanziosa, chicca. "Cosa farò quando andrò in Qatar per parlare di Maurito? - ha risposto nella giornata di ieri - Andrò a rinegoziare l'accordo con la società che attualmente possiede il cartellino del giocatore".

Eccola, la chicca: rinegoziare. Che significa? Che la Lazio prolungherà il prestito del giocatore? Oppure che i termini e le cifre dell'accordo verranno modificate? Qualche giorno, al massimo un paio di settimane, e sapremo...

domenica 29 marzo 2009

LOTITO-CARRIZO: "E' scontento? Ma 'ndo va?"


La Lazio e Juan Pablo Carrizo: due mondi sempre più lontani con il passare dei giorni. Da una parte i biancocelesti, con le scelte tecniche di Delio Rossi dal sapore di bocciatura per il portiere argentino. Dall'altra JP, deluso dalla sua avventura italiana e desideroso di riscattarsi con la Seleccion, in attesa, magari, di cambiare squadra in estate.

Proprio dinanzi a quest'eventualità, divenuta più credibile dopo l'ultimo sfogo dell'ex numero uno del River Plate, Claudio Lotito è sbottato: "Ma 'ndo va? Ma 'ndo vuole andà? C'ha un contratto, quindi resta alla Lazio", ha commentato il presidente della Lazio al termine della prima giornata del congresso fondativo del Pdl.

Lotito ha poi cercato di ammorbidire i toni: "Carrizo forse, non conoscendo perfettamente la lingua italiana, ha interpretato in modo errato alcune scelte legate esclusivamente ad aspetti tecnici". Ma la frattura, ormai, sembra insanabile...

-Manuel-

martedì 24 marzo 2009

I Fantastici 4!


Tuia, Faraoni, Cinelli e Mendicino. Sono quattro, come i moschettieri, ma forse, vista la loro età e il loro valore, sarebbe meglio definirli fantastici. Sì, come i “fantastici quattro”. Magari esageriamo un po’ con l’aggettivo, ma per la Lazio del futuro questo rappresentano. Sono giovani sì, molto anche, ma già professionisti, e quel che conta, pronti al gran salto.Vacanze sulla neve! C’è la soluzione ideale in ogni reparto. Per la difesa Tuia e Faraoni. Il primo, classe ’90, è un centrale difensivo puro, bravissimo con i piedi, di testa e anche nell’anticipo. Elegante nei movimenti, tant’è che a qualcuno ricorda un po’ Nesta. L’altro, classe ’91, gioca su entrambe le fasce, ma anche lui è nato come centale di difesa. Poi c’è Cinelli, ’89, per il centrocampo. Regista con ottima tecnica e visione di gioco, bravo nelle verticalizzazioni, nel rubar palloni e grinta da vendere. Infine, Mendicino, classe ’90, l’unico tra questi che ha già esordito in A. Il ragazzo si muove bene come punta centrale ed è bravo a giocare sull’esterno, ma il suo miglior pregio è che vede la porta da qualsiasi angolazione. In questo elenco potevano, o forse dovevano starci anche i neo giallorossi D’Alessandro e Malomo, ma per il generale Coletta non erano abbastanza bravi.

domenica 22 marzo 2009

CATANIA-LAZIO 1-0


Un Catania tosto e ben organizzato rimanda a Roma la squadra di Delio Rossi con zero punti e una miriade di punti di domanda. Basta un golletto di Paolucci al 24’ per mettere in ghiaccio la sfida e portare a casa una vittoria fondamentale per una squadra che non può più parlare di salvezza. La Lazio non c’è, gli uomini in campo faticano e non riescono a creare situazioni di gioco pericolose. Nelle poche occasioni in cui i biancocelesti si presentano davanti ad Albano Bizzarri trovano un ostacolo insormontabile nel portierone argentino, capace addirittura di neutralizzare un calcio di rigore di Goran Pandev.

In campo – Walter Zenga non si smentisce e per l’ennesima volta stravolge la formazione annunciata. A sorpresa spazio al 4-3-3 con il tridente composto dal mago balistico Beppe Mascara e più avanzati Martinez e Paolucci. Ancora out il promettente giapponese Takayuki Morimoto insieme al tenace Baiocco. Deio Rossi è costretto a rivoluzionare il centrocampo, Matuzalem non ce la fa e spazio quindi a Manfredini. Zarate si accomoda in panchina, difesa confermata con il solo inserimento di Radu al posto dello squalificato Kolarov. .

Si gioca – Avvio illusorio per gli ospiti, Pandev si muove tra le linee e crea un po’ di apprensione alla difesa catanese come al 9’ quando il macedone salta due avversari ma spara altissimo sopra la traversa. Cartucce che finiscono subito. Il Catania di Zenga è messo benissimo in campo e chiude tutti gli spazi. Mascara comincia a prendere la mira con due piazzati fuori di poco, poi dà il via all’azione del vantaggio servendo Pablo Ledesma che in area strozza troppo il tiro ma ne nasce un assist perfetto per Paolucci che, dimenticato da tutti, insacca l’ 1-0 a porta vuota. Lazio colpita nel segno, spenta, senza anima e a tratti irritante nel cercare sempre soluzioni poco consone al giocop della squadra di Rossi. Rossoblu che controllano facilmente la partita finchè Lichtsteiner, al minuto 42, sgroppa sulla fascia e centra per Foggia che di testa sfiora il palo alla sinistra di Bizzarri. Prima della chiusura di tempo ancora il nazionale svizzero che avanza ed esplode il destro, Bizzarri a fatica mette in angolo.

Lazio che inizia forte la ripresa, al 1’ Foggia sfiora il goal con un bel sinistro da fuori e subito dopo Pandev va in goal ma l’assistente dell’arbitro ferma tutto per un fuorigioco dubbio di Rocchi. Al 4’ Ledesma prova una punizione a giro dai 25 metri, Bizzarri vola e toglie la palla dal sette. Il Catania è alle corde, al quarto d’ora il neo entrato Mauri serve Pandev in area, Silvestre lo atterra e Brighi fischia il rigore. Sul dischetto va il macedone che si fa parare il penalty da un eccellente Bizzarri. Finisce praticamente qui il forcing, la squadra di Zenga controlla a proprio piacimento, Rossi tarda con i cambi e la Lazio scivola ancora una volta nella mediocrità del centro classifica.

sabato 21 marzo 2009

Aspettando Catania-Lazio...


Catania: C'è anche il mediano Ezequiel Carboni tra i venti convocati di Zenga in vista di Catania-Lazio, anticipo della 29ª di campionato. Fuori, invece, gli altri due infortunati, Morimoto e Baiocco, oltre a Dica e Terlizzi per scelta tecnica. E' possibile che il Catania confermi il 4-4-2 che ha pareggiato a Udine, con i ballottaggi Martinez-Paolucci in avanti e Izco-Llama a centrocampo. Qualche possibilità pure per Spinesi che potrebbe disputare uno spezzone di partita.

Lazio: Matuzalem non ce l'ha fatta. Il brasiliano non è stato inserito tra i convocati di Delio Rossi per la trasferta di Catania, al suo posto giocherà Manfredini. Il tecnico è alle prese con un altro dubbio: Lichtsteiner avverte dolore alla caviglia destra. Sarà decisiva il provino di domani mattina: in caso di forfait, pronto De Silvestri. Recuperato invece Muslera: Carrizo resta dunque in panchina. In attacco con molta probabilità verrà schierata la coppia Rocchi-Pandev, in panchina Zarate.

PROBABILI FORMAZIONI:

Catania (4-4-2)
1 Bizzarri; 2 Potenza, 4 Silvestre, 6 Stovini, 33 Capuano; 13 Izco, 8 Ledesma, 27 Biagianti, 19 Tedesco; 25 Martinez, 7 Mascara. A disp: (12 Kosicki, 21 Silvestri, 11 Llama, 30 D'Amico, 5 Carboni, 9 Paolucci, 24 Spinesi) All. Zenga
Ballottaggio: Martinez 60%-Paolucci 40%, Izco 70%-Llama 30%
Indisponibili: Morimoto, Baiocco.
Squalificati: Nessuno
Diffidati: Bizzarri, Paolucci, Ledesma, Martinez, Mascara, Morimoto, Capuano.

Lazio (4-4-2)
86 Muslera, 29 De Silvestri, 13 Siviglia, 25 Cribari, 32 Radu, 17 Foggia, 24 Ledesma, 5 Brocchi, 68 Manfredini, 18 Rocchi, 19 Pandev. A disp: (1 Carrizo, 2 Lichtsteiner, 87 Diakitè, 22 Rozehnal, 11 Mauri, 23 Meghni, 10 Zarate) All. Delio Rossi
Ballottaggio: De Silvestri 60%-Lichtsteiner 40%, Rocchi 80%-Zarate 20%
Indisponibili: Matuzalem, Dabo.
Squalificati: Kolarov.
Diffidati: Rozehnal, Pandev, Ledesma, Brocchi.

Arbitro: Brighi di Cesena (Ciancaleoni-Perri; IV Cavarretta)

-Manuel-

venerdì 20 marzo 2009

PROCESSO SANDRI: Spaccarotella in aula a telecamere spente


Su richiesta dei difensori, l'agente Luigi Spaccarotella è presente in tribunale ad Arezzo ma non è ancora in Aula. Entrerà solo a telecamere spente. Teme ancora ritorsioni da parte della tifoseria laziale.

I difensori del poliziotto, gli avvocati Federico Bagattini e Francesco Molino, hanno ripresentato richiesta di rito abbreviato condizionato a un sopralluogo nell'area di servizio Badia al pino, e a un confronto fra i periti che hanno stilato le consulenze balistiche. Tale richiesta era già stata presentata in sede di udienza preliminare e respinta dal gup. La Corte di Assise di Arezzo, presieduta dal presidente Mauro Bilancetti, ha però respinto la richiesta di rito abbreviato, avanzata dai difensori dell'agente.

Su richiesta dei difensori, l'agente Luigi Spaccarotella è presente in tribunale ad Arezzo ma non è ancora in Aula. Entrera' solo a telecamere spente. Teme ancora ritorsioni da parte della tifoseria laziale. Un gruppo di tifosi laziali è infatti già presente in aula per assistere al processo.

«Vedrò in faccia l'assassino di mio figlio, immaginate come posso sentirmi, le mie sensazioni». Così parla Giorgio Sandri, padre di Gabriele ucciso l'11 novembre 2007, nell'area di servizio della A1 di Badia al Pino. «Voglio giustizia per Gabriele - gli fa eco la mamma di Gabbo -. Penso solo a mio figlio che non c'è più». In aula anche Cristiano, il fratello maggiore di Gabriele: «Vedremo le sembianze di chi ha ucciso mio fratello». Ai giornalisti che gli chiedevano sulla deviazione del proiettile da parte della rete metallica che separa l'area di servizio dalla carreggiata, su cui punta la difesa di Spaccarotella, Cristiano Sandri ha risposto: «Secondo i nostri consulenti la deviazione non c'è stata».

domenica 15 marzo 2009

Lazio-Chievo 0-3, ancora un KO


Quando arriva il momento di fare il salto di qualità, la Lazio di Delio Rossi si scioglie come le meduse al sole. Un Chievo bello, ordinato e cinico abbatte la resistenza di una Lazio presuntuosa a mai pericolosa, incappata forse nella peggiore giornata stagionale. Il neo entrato Bogdani mette a nudo i limiti della difesa capitolina incornando in mezzo a tre avversari per il vantaggio, Pellissier evidenzia la lentezza del sopraccitato reparto seminando avversari in velocità per oltre metà campo e insaccando il goal del ko. La partita finisce definitivamente dopo l’espulsione di Kolarov, prima del novantesimo arriva il terzo sigillo in contropiede con Pellissier ottimanente servito da Giuseppe Colucci.

In campo – Delio Rossi conferma per l’ennesima gionata l’undici che ha di fatto scalato la classifica nelle ultime giornate, sorprendentemente ancora in panchina Tommaso Rocchi nonostante lo splendido momento di forma mostrato nella miniserie positiva dei biancocelesti. Mimmo Di Carlo deve fare i conti con due assenze importanti, il promettente Bentivoglio e Langella non possono essere della partita e rimangono a Verona. Spazio dal primo minuto a Luciano, in dubbio fino all’ultimo, partono dall’inizio i due ex Pinzi e Makinwa.

Si gioca – La partita fatica parecchio a decollare, il Chievo è solido e concentrato e trova in Pinzi un finto trequartista che si occupa di limitare il raggio d’azione di Ledesma e Matuzalem. Lazio che non trova spazi, i palloni non arrivano alle punte e la manovra è frammentaria e avulsa. Al 18’ esce Makinwa per un sospetto stiramento, dentro Erion Bodgani. Girardi si guadagna più volte i fischi dell’Olimpico, proprio da una di queste situazioni nasce la galoppata di Nicolas Frey che crossa in area di rigore, Bogdani ruba il tempo a Siviglia e Lichtsteiner e incorna nell’angolo lontano per lo 0-1. Neanche il tempo di riorganizzare le idee che Pellissier parte in slalom da metà campo, salta Cribari e Siviglia, entra in area e gela Muslera con un bel tocco sotto per il raddoppio clivense. Notte fonda per i padroni di casa che provano a scuotersi con Zarate e soprattutto Foggia che al 42’ si inserisce in area, salta Morero ma il suo destro è deviato in angolo da una prodezza di Sorrentino.

Delio Rossi nella ripresa inserisce Mauri e Rocchi per Brocchi e Pandev. Il copione non cambia però di una virgola, il Chievo controlla agevolmente la partita e la Lazio annaspa in un mare di errori. Al 16’ Bogdani approfitta dell’ennesimo svarione difensivo della difesa avversaria e a tu per tu con Muslera si arrende alla prodezza del portiere uruguaiano. Pochi minuti dopo Kolarov sgambetta Yepes lanciato in velocità, Girardi si avvicina e mostra il rosso al serbo facendo infuriare ancora più l’Olimpico. Non c’è più gioco, Lazio che prova qualche velleitario tentativo con Foggia, il migliore dei suoi, e con Rocchi che non trova però fortuna. All’83’ Colucci galoppa nelle praterie avversarie e crossa in mezzo per Pellissier che appoggia in rete lo 0-3 a seguito del liscio di Lichtsteiner. Lazio inguardabile, Chievo strepitoso.

CIAO PRESIDENTE


Si fermava a stringere la mano a ogni tifoso, aveva uno stile antico, sapeva parlare al cuore delle persone: Ugo Longo aveva la capacitdi riunire, di avvicinare, di coinvolgere, anche con un sorriso e un piccolo gesto. E’ stato un formidabile punto di riferimento, uno straordinario traino, un gancio speciale nella storia centenaria della Lazio: con una dedizione infinita l’ha protetta, guidata e illuminata in quell’anno e mezzo di buio profondo, fra il crollo finanziario di Sergio Cragnotti e l’ingresso di Claudio Lotito.
E’ stato l’uomo degli equilibri, della saggezza e della serenità. Nutriva un rispetto sacro nei confronti di chi paga un biglietto e spende soldi per una trasferta: loro, i ragazzi della curva Nord o gli abbonati della Monte Mario, erano sempre al centro dei suoi pensieri e dei suoi discorsi. In un calcio gelido e povero di sentimenti, schiacciato dai soldi e malato di tensioni, riusciva ancora ad attribuire alla gente un ruolo da protagonista.

Lo stadio era un po’ il salotto di casa sua: si fermava davan­ti ai cancelli dell’Olimpico ad ascoltare le aspettative, le richie­ste, i commenti dei suoi interlocutori, prima e dopo ogni par­tita, senza mai inciampare nell’indifferenza di chi va sempre di fretta e si pone un gradino sopra agli altri. Chiaro, sponta­neo, immediato, semplice. Aveva classe, eleganza e senso del­l’umorismo: apparteneva, nei modi e nei comportamenti, a un calcio romantico. Una figura così aperta e affabile, nella me­moria dei laziali, mancava dall’epoca di Umberto Lenzini, ar­tefice del primo scudetto insieme con Tommaso Maestrelli: anche lui raggiungeva il posto in tribuna camminando accan­to ai tifosi, fra abbracci e saluti, sotto il sole e la pioggia. Sem­pre con la sua sciarpa biancoceleste intorno al collo.

Ugo Longo amava riconoscersi negli umori, nelle emozioni, nelle passioni del pubblico. Un rapporto viscerale che consi­derava una fonte di arricchimento. Aveva preso il comando della Lazio il 3 gennaio del 2003, al termine di uno dei giorni più lunghi e agitati nella storia della società: Sergio Cragnotti aveva lasciato la presiden­za dopo uno scudetto e sei coppe, travolto dalla gravissima crisi della Cirio. Ugo Lon­go, avvocato penalista di grande fama, si ritrovò a gestire uno dei momenti più critici: non c’erano i soldi per onorare gli stipendi dei calciatori, il bilancio era di­vorato dai debiti e bisognava cercare con urgenza potenzia­li acquirenti per evitare il fallimento del club. Un estenuan­te conto alla rovescia, un primo salvataggio sul filo di lana, lavorando al fianco del professor Roberto Pessi, suo vicepre­sidente, e degli amministratori delegati Luca Baraldi e Giu­seppe Masoni. Nell’estate del 2003, attraverso un nuovo au­mento di capitale, la Lazio trovò le risorse per iscriversi al campionato. In silenzio, senza fare comunicati e organizza­re conferenze, decise di azzerare le sue parcelle.

La squadra accettò di scendere in campo senza prendere un euro per sette mesi. Ugo Longo aveva instaurato con i giocatori un dialogo sincero: arrivava al problema senza scorciatoie e frasi interlo­cutorie. Li teneva aggiornati in maniera co­stante sulla situazione economica della La­zio. Mangiava spesso al loro tavolo, duran­te i ritiri. E a Vigo di Fassa, nell’estate del 2003, si sistemava ogni mattina su una pan­china di legno, in giacca e cravatta, per se­guire gli allenamenti di Mancini. Amico ve­ro, maestro di vita, confidente: non era so­lo un presidente per Fiore e Simeone, per Favalli e Stam, per Marchegiani e Mihajlovic.

Ha chiuso con il calcio festeggiando la conquista di una Cop­pa Italia in finale contro la Juventus di Lippi: era il 12 mag­gio del 2004, a distanza di trent’anni esatti dallo scudetto di Chinaglia, Re Cecconi, Pulici e Frustalupi. A Torino alzò al cielo quel trofeo guardando commosso la sua gente, in attesa di dimettersi il 19 luglio e di lasciare la presidenza a Lotito. Uscì di scena in punta di piedi, senza rivendicare meriti e ri­conoscimenti: aveva tagliato il traguardo, la sua missione era finita. Nei momenti del bisogno, comunque, ha continuato a muoversi in prima linea. E nel 2006 ha difeso la società bian­coceleste al processo di Calciopoli. Ma la sua fotografia più bella resta un’altra: quella di aver rappresentato sempre la Lazio con stile e dignità. E’ stata questa la sua partita perfet­ta, è stata questa la sua vittoria incancellabile.

-Stefano Chioffi-

giovedì 12 marzo 2009

TOOOOOOONEEEEEEETTOOOOOOOOOO

parlavi de notte da campioni...
ma lo sai che a marzo te spegni come li termosifoni,
per me anche stavolta c’è stato un complotto,
ma io cio sò che esci sempre col culo rotto…

dici che senza er cap-tano,
nun se po’ gioca a pallone,
ma poraccio quer napoletano…
lassalo stà è solo un gran cojone…

fischi pure quel fenomeno de bap-tista
ad agosto era il Re e mò è n’alcolista…
non parlamo poi del campione Menesss…
l’unica cosa che po’ fa è la matres…

fino alla fine è stato tutto perfetto…
doveva solo azzeccà l’angoletto…
invece t’ha sbagliato il tiro dal dischetto..
e tu pè tutta la notte l’hai maledetto…
forse è colpa della Nord che t’ha fatto il dispetto…
ma NOOO… attaccate ar cazzo Te e Max Tonetto…

mercoledì 11 marzo 2009

Rocchi predica calma: "tre partite fa era fallimento Lazio"


Una doppietta per Rocchi e i tre punti per la Lazio. Un buon periodo per la squadra capitolina che ha iniziato a macinare punti e gioco ed è giunta al quinto risultato utile consecutivo: “Due gol e la vittoria di Napoli. Sono contento – spiega Rocchi al Corriere dello Sport - è stata davvero una grande domenica per la Lazio e una bella soddisfazione a livello personale. Come ho spiegato anche negli spogliatoi del San Paolo – aggiunge - ognuno di noi vorrebbe giocare di più, poi conta farsi trovare pronti e preparati nel momento in cui si scende in campo. Non è facile per nessuno, neanche per me. Sinora è andata bene. Ci vuole tanta concentrazione, bisogna scaldarsi bene e avere la voglia giusta per trovare il ritmo con immediatezza. Un professionista deve saper accettare le scelte del tecnico e sfruttare ogni occasione”.

Quindi una battuta sul buon momento di forma della squadra: “Abbiamo vinto allungando la serie positiva, abbiamo ripreso la strada giusta e il nostro cammino, ma non basta una partita per cantare vittoria. Siamo usciti dal periodo difficile, ora bisognerà continuare così cercando di essere più razionali e tranquilli. Sino a poco tempo fa si parlava di bilancio fallimentare, sono bastate tre vittorie di fila per tornare a parlare di Uefa o di Champions. L’unica cura può essere affrontare ogni partita nel migliore dei modi”.

Infine Rocchi segna l’obiettivo della stagione: “L’obiettivo è riportare la Lazio in Europa – è sicuro l’attaccante - cercheremo di proseguire così in campionato, abbiamo ancora il ritorno di Coppa Italia con la Juve. Dovremo sudarci la qualificazione – conclude - sarà una partita difficilissima, ma ce la giocheremo sino in fondo”.

-Manuel-

lunedì 9 marzo 2009

NAPOLI MERDA!


Un primo tempo equilibrato e divertente, le difese attente e alcuni errori marchiani di Saccani lasciano spazio a tutte le ipotesi possibili di risultato. Succede poi che Delio Rossi inserisce Rocchi al posto (a sorpresa) di Zarate e il bomber veneziano abbatte la resistenza dei padroni di casa con un contropiede micidiale e una girata in area di rigore. Un discreto Napoli reagisce nel finale trovando un ostacolo insormontabile nel portiere uruguaiano Muslera, protagonista di alcune parate eccezionali.

In campo – Situazioni emotive opposte tra le due panchine, Reja è alle prese con una crisi di difficile soluzione, Rossi è in serie positiva dal momento in cui è passato al 4-4-2. Il tecnico partenopeo mischia le carte e propone una difesa a quattro per ovviare alla forza dell’attacco ospite e cercare di invertire una rotta deficitaria che perdura da troppe giornate. Mancano Vitale, Datolo e Gargano, spazio ad Aronica, Bogliacino e Pazienza, in attacco German Denis è scalzato da Marcelo Zalayeta. Delio Rossi ripropone la brillante Lazio di Coppa Italia, unica (e obbligata) variazione è il rientro di Mauro Zarate in attacco, a sorpresa in panchina non va Pandev ma Tommaso Rocchi.

Si gioca – Lazio che dà l’impressione iniziale di maggiore pericolosità, Zarate e Foggia fanno paura ma non creano occasioni nitide. Al 6’ ci pensa il Napoli a costruire la prima palla goal, Hamsik serve nella profondità Lavezzi che calcia a botta sicura, Muslera si supera e respinge. Squadre spregiudicate, Zarate parte da sinistra in dribbling e esplode il destro da fuori area, palla che fa la barba al palo più vicino. Nei partenopei il più pericoloso è Zalayeta, abile in più occasioni a trovare il tempo per il colpo di testa ma troppo impreciso in fase di finalizzazione. Al 22’ la migliore occasione per gli sopiti con Kolarov che crossa a centro area, Zarate serve sulla destra Brocchi che in spaccata mette fuori di un niente. Nella seconda parte di tempo calano le sortite offensive e aumentano i dubbi. Prima un mani sospetto del nervoso Blasi in area napoletana, poi al 43’ Pandev lancia Zarate in velocità ma l’argentino viene abbattuto da una gomitata di Contini, ultimo uomo della retroguardia, Saccani lascia correre e sbaglia clamorosamente.

Ripresa con il Napoli che sembra ripartire con il piglio giusto, al 7’ Aronica prova il sinistro dalla distanza ma Muslera alza in corner. Entra Rocchi nella Lazio al posto di Zarate, al 12’ Foggia ribalta l’azione da difensiva in offensiva e lancia Rocchi che fa metà campo in accelerazione, destro dal limite dell’area e palla nell’angolino per lo 0-1. Partenopei feriti, reazione che non arriva e allora ecco la doccia gelata: calcio di punizione di Ledesma deviato, Rocchi raccoglie in area e scarica il sinistro sul primo palo per lo 0-2 di una Lazio spietata. Il Napoli non c’è più, da segnalare una bella punizione fuori di poco di un inguardabile Lavezzi e nel finale tre prodezze di Muslera su tiri ravvicinati di Aronica, Hamsik e Russotto. Lazio che vola, Napoli in crisi quasi irreversibile.

mercoledì 4 marzo 2009

Orgoglio Lazio, Juve stesa


E' semifinale d'andata di Coppa Italia. Si gioca a Roma, tra una polemica di Ranieri con Mourinho ed una con la Lega: voleva giocare questa partita più avanti. Ed alla fine la perde, dopo essere passato in vantaggio: si copre, la squadra che già rinculava e soffriva lo fa troppo, e dopo aver trovato il pari la Lazio spinge e porta a casa una vittoria che vale mezzo passaggio del turno, ma soprattutto, è meritata. E lui, Claudio l'inglese, Claudio l'uomo di classe, cade di stile: se la prende con Tagliavento, invece di capire che i suoi, davanti e dietro, hanno fatto acqua. Bene solo il mezzo, a testimonianza di ciò la rete, pure bella, di Marchionni che tiene a galla la Juve per un due ad uno che sa di sconfitta, ma anche di speranza. Il ritorno, a metà aprile.

In campo – Nella Lazio, Manfredini titolare e Rocchi in campo nonostante la febbre. Negli ospiti, dentro con Iaquinta il febbricitante Amauri. A riposo, Buffon e Del Piero.

Si gioca – Ed è subito la Juve che si fa vedere in avanti, pericolosa già al secondo minuto con Iaquinta, poi con Amauri. La prima occasione della Lazio arriva al sedicesimo, con una girata di Rocchi sulla quale interveniene senza problemi il vice - Buffon. Due minuti dopo la rete di Iaquinta, partito sul filo di un fuorigioco dubbio ma counque segnalato da Tagliavento. Rete annullata, ed attaccante bianconero ammonito per proteste. Ma è ancora e sempre Juve che spinge, con la Lazio che si limita a contenere e provare a ripartire, ed i bianconeri trovano il vantaggio poco dopo la mezzora: botta di Marchionni dal limite dell'area, Kolarov pova ad immolarsi ma riesce solo a deviare la palla alle spalle di Muslera. Uno a zero. Così, quattro minuti dopo lo svantaggio, è Rocchi, in gran girata, a costringere al miracolo Manninger in tuffo. Ma è un fuoco di paglia, perchè anche lo scambio Rocchi - Foggia non impensierisce i bianconeri, che si infilano nello spogliatoio in vantaggio per zero ad uno.

Nella ripresa dentro Mauri per Manfredini, ma il canovaccio non cambia: la Lazio spinge per trovare la strada del goal, la Juve seppur stenta e sui contropiedi continua a cercare la ripartenza giusta. Al 65' il pari della Lazio: sugli esiti di un corner, grande respinta di Manninger su Lichtsteiner e palla in mezzo, stop con tiro annesso di Pandev e palla in rete. Bellissimo goal, e grande esultanza del macedone alla sua quarta rete ai bianconeri in carriera. Dalla rete in poi, molta più Lazio: miracolo di Manninger, aiutato anche dalla traversa, su una punizione di Foggia al sessantanovesimo, ed ancora su Rocchi al settantunesimo. E proprio Rocchi trova il raddoppio a dodici minuti dalla fine: l'attaccante biancoazzurro sfugge in velocità a Chiellini, che già ammonito non sio sende di fare fallo, si porta sul dischetto del rigore e trafigge Manninger. 2-1 Lazio, ed è giusto così. Tanto che gli uomini di Rossi spingono e spingono, cercano il terzo goal, e anche i tre minuti di recupero li passano in avanti. Until the end. La Lazio porta a casa la vittoria nella semifinale d'andata di Coppa Italia, al ritorno partirà dal due ad uno.

martedì 3 marzo 2009

Stasera all'Olimpico c'è la Juve...fori le palle!


Probabili formazioni di Lazio-Juventus, semifinale di andata della Coppa Italia.

Lazio (4-4-2): 1 Carrizo, 2 Lichtsteiner, 13 Siviglia, 25 Cribari, 3 Kolarov, 11 Mauri, 24 Ledesma, 8 Matuzalem, 17 Foggia, 19 Pandev, 18 Rocchi. (86 Muslera, 22 Rozehnal, 32 Radu, 29 De Silvestri, 5 Brocchi, 68 Manfredini, 21 S. Inzaghi). All.: Rossi.

Juventus (4-4-2): 13 Manninger, 4 Mellberg, 41 Ariaudo, 3 Chiellini, 21 Grygera, 7 Salihamidzic, 18 Poulsen, 30 Tiago, 11 Nedved, 9 Iaquinta, 17 Trezeguet. (12 Chimenti, 28 Molinaro, 19 Marchisio, 22 Sissoko, 32 Marchionni, 20 Giovinco, 8 Amauri). All. Ranieri.

Arbitro: Tagliavento di Terni

-Manuel-

domenica 1 marzo 2009

Lazio-Bologna 2-0 Doppio Zarate


Torna a vincere allo Stadio Olimpico la compagine di Delio Rossi che inanella la seconda vittoria consecutiva in campionato e si riporta in piena zona Uefa. Un Bologna tosto e tonico dà del filo da torcere agli uomini di Rossi per oltre un’ora, impiegando ottimamente gli spazi e creando alcune situazioni pericolose nell’area di Muslera. Partita che si sblocca al 36’ con un magistrale calcio piazzato di Zarate, i bolognesi cercano il pareggio grazie anche alle ottime sostituzioni di Mihajlovic ma per Di Vaio non è serata. A metà ripresa Tommaso Rocchi rileva Pandev e chiude lo scambio che porta al definitivo 2-0 di Zarate, abile a scavalcare Antonioli con un morbido tocco sotto.

In campo – Squadra che vince non si cambia. Delio Rossi per la prima volta in stagione avrebbe voluto confermare gli stessi undici della precedente esibizione ma all’ultimo minuto è costretto a rinunciare a Stephan Lichtsteiner. In campo un camaleontico 4-4-2 con Brocchi a fare da pendolo tra fascia e centro del campo e Foggia che in fase offensiva va a fare l’esterno d’attacco. Il grande ex Sinisa Mihajlovic schiera un solido 4-5-1 con Valiani e Rodriguez sulle fasce a supportare il capocannoniere del campionato Marco Di Vaio. Ritorno all’Olimpico per Mudingayi, Mutarelli e Belleri.

Si gioca – Squadre molto accorte nei primi minuti di gioco, felsinei ben messi in campo con un solido modulo e molti faticatori a centrocampo. Valiani e Rodriguez giocano più da trequartisti che da esterni di centrocampo costringendo Kolarov e De Silvestri sulla difensiva. Nei padroni di casa c’è un Foggia in condizioni eccezionali, il folletto al 19’ parte in slalom ed entra in area, destro a giro fuori di non molto. Non fioccano le occasioni, la Lazio gioca meglio ma è il Bologna a creare due pericoli con colpi di testa di Terzi e Rodriguez. Al 36’ Foggia viene steso al limite dell’area, sulla palla va Mauro Zarate che pennella una parabola deliziosa che si insacca sul primo palo con Antonioli immobile. 1-0 e un calcio alle tante (e discutibili) critiche ricevute dall’argentino. Tre minuti più tardi Rodriguez riceve una palla sporca in area a pochi metri dalla porta, Cribari gli sbarra la strada con un intervento decisivo. Prima della fine di tempo spazio a qualche sortita offensiva dei laziali che non trovano però il raddoppio.

Mihajlovic inserisce Mutarelli e Marazzina ridisegnando il modulo del suo Bologna. Le modifiche hanno l’effetto sperato, la squadra reagisce e crea alcuni pericoli con Massimo Marazzina, abile a procurarsi gli spazi ma un po’ impreciso sotto rete. La Lazio vive nelle straordinarie giocate di un Pasquale Foggia in formato nazionale, devastante su entrambe le fasce per tutta la partita. Succede così che Rocchi entri al posto di Pandev e al 36’ serva un ottimo assist a Zarate che si inserisce in area, attende l’uscita di Antonioli e scavalca il portiere con un bellissimo lob morbido che entra lentamente in rete. Partita virtualmente chiusa, Rocchi e Foggia provano ad arrotondare il risultato ma la missione non riesce per una questione di centimetri. Si chiude il match, crisi biancoceleste oramai distante anni luce.