
LA QUALIFICAZIONE - Per i biancocelesti non ci sono alternative. Bisogna vincere a Madrid per tentare di entrare fra le prime sedici d'Europa. Un'impresa impossibile, di quelle che si compiono ogni 100 anni, di quelle che quando si è anziani si raccontano ai nipotini. Battere i nove volte campioni d'Europa dentro la loro tana, dentro al mitico Santiago Bernabeu dove le "merengues" vincono da 16 sfide consecutive e dove non perdono da quattro partite di Champions League (l'ultima a batterla è stata l'Arsenal, il 21 febbraio 2006 con un gol di Thierry Henry). Non solo. Oltre alla vittoria spagnola deve arrivare, contemporaneamente, anche il non-successo del Werder Brema in Grecia, in casa dell'Olympiacos. Nel malaugurato caso, invece, che i tedeschi battano i greci, avremmo tre squadre ad otto punti: Lazio, Real e Olimpiacos. A quel punto conterebbe la classifica avulsa negli scontri diretti che vedrebbe, ancora una volta, tutte e tre appaiate a cinque punti. A quel punto subentrerebbe la diffrenza negli scontri diretti. Ad oggi la situazione è questa: Real +2, Lazio e Olympiacos -1. La Lazio, dunque, sarebbe costretta a vincere con due gol di scarto a Madrid. Una vera beffa, qualora dovesse arrivare un "successo risicato".
IL SOGNO - Sognare e sperare è comunque lecito. Il Bernabeu sarà una bolgia, ma la lazio non avrà responsabilità sulle spalle. Potrà giocare con la mente libera e con l'umiltà che da sempre la contraddistingue. Alla fine se Rossi convincerà i suoi giocatori di aver di fronte uomini e non marziani, di aver davanti tifosi e non alieni, di giocarsela su un campo uguale all'Olimpico, di dover segnare in una porta identica in tutto e per tutto (altezza e larghezza comprese) a quella degli stadi italiani e di tutto il resto del mondo, allora nulla sarà impossibile. Fra poche ore ne sapremo di più.
-Francesco Tanilli-
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