martedì 16 novembre 2010

FAVOLA LEDESMA


Puerto Madryn, 150 anni fa, era una baia della Patagonia argentina, con splendide scogliere bianche affacciate sull'Oceano Atlantico, balene al largo, leoni marini e pinguini sulle spiagge. E il nulla intorno. Poi operai gallesi, spagnoli e italiani, riuniti per costruire la ferrovia, ne hanno fatto prima un piccolo paese, divenuto poi una cittadina, ora luogo di ecoturismo internazionale. Per chi è cresciuto in un posto così, dove è arrivato bambino da Baires, con una famiglia- tribù, in cerca di fortuna, incrociando quelle radici così evidenti, non deve essere difficile adesso rispondere con legittimo orgoglio: « Io non vengo qui pensando di essere un oriundo. Io mi sento italiano » . Cristian Ledesma si è presentato così ieri a Coverciano, la sua nuova casa azzurra, lui 38esimo naturalizzato della Nazionale, 17esimo italoargentino nella storia secolare della nostra rappresentativa. Il viso affilato, quello sguardo sempre un po' dolente, ma gli occhi ardenti dall'aver raggiunto un grande traguardo. Si capisce che lì dentro ci sono la gioia di sua moglie Marta, salentina, dei figli Alice e Daniel, nati pure in terra di Puglia, all'origine dell'uomo e del calciatore Ledesma, sorretto però dall'amore di bambino, per il suo idolo unico: « Mio padre, Miguel, operaio capace di crescere 9 figli » .

Questo è Ledesma, chiamato da Prandelli, uno che un anno fa, in rotta con Lotito, si sentiva giocatore di nessuno, ma di sicuro cittadino del mondo, che ha scelto l'Italia come la sua ultima frontiera. E ora è qui per parlare di Nazionale, di Lazio, di scudetto, di Roma, di Zarate, di quello che volete.

Perché lui è pronto ed ha una risposta per tutto.

Subito riflettori accesi sul regista laziale, italoargentino alla corte di Cesare Prandelli, al suo secondo ' oriundo', dopo Amauri, chiamato per altro solo una volta, ad agosto, a Londra, per il debutto del neo ct. «Io non vengo qui pensando di essere un oriundo. Io mi sento italiano». Cristian Ledesma, la vita, l'ha costruita scegliendo di fronteg­giare via via quello che il vento gli sof­fiava in faccia. «Mi piace la definizione di nuovi italiani che Prandelli ha dato parlando di noi. Io mi sento tanto italia­no dentro, e se non fosse così non avrei risposto positivamente alla convocazio­ne. Credo nel destino, significa che la mia scelta è stata giusta. A Lecce, dove arrivai 9 anni fa, sono cresciuto come giocatore, come uomo. Lì ho incon­trato Marta, mia moglie, lì sono nati i miei figli Ali­ce di 6 anni e Daniel di 3.

Al Salento devo tanto, a Roma la gloria. Dell'Italia mi piace il modo di vive­re. Lo so, per molti non c'è abbastanza sicurezza, ma vi assicu­ro che in Argentina e in Patagonia è più dura. Di una cosa farei a meno: del traf­fico della Capitale...».

DEDICHE - Ledesma poi rivela: «Ho chie­sto la cittadinanza italiana quando so­prattutto Alice ha iniziato a farmi do­mande e mi ha definitivamente convin­to. E' stato giusto così. E me lo ha detto anche mio padre» . Già, suo padre, Mi­guel. E' bello sentire Cristian che si guarda indietro, tornando ai suoi sogni di bambino, cresciuto in un Paese paz­zo di Maradona, che non si confonde: «Il mio idolo ai tempi delle giovanili del Bo­ca? Per me ce n'è sempre stato uno sol­tanto: mio padre, operaio, che ha sapu­to crescere 9 figli» . Lui, il penultimo, a 14 anni, per tornare a riabbracciarlo a Puerto Madryn, da Buenos Aires, non esitava a farsi 18 ore di pullman.

In questi tempi tristi di 'frantismo' (al­tro che buonismo), un tipo così, delle eventuali polemiche sull'opportunità di certe scelte della Nazionale, se na fa fa­cilmente una ragione: «Ognuno può di­re quel che vuole, io non risponderò, di­co solo che sono felice, anzi strafelice» . Cristian, che pure è arrivato alle soglie della nazionale argentina, fermandosi a uno stage under 20 (squadra diventata poi campione del mondo di categoria, con Maxi Lopez, Aimar, Saviola), non proverà a convincere Zarate, che sogna solo l'Argentina ( «Non ne abbiamo mai parlato direttamente però credo la pen­si così, ma mi ha mandato un messaggio di auguri» ) , né imiterà Camoranesi, l'ul­timo italoargentino che lo ha preceduto:
«Io l'inno di Mameli lo conosco e lo canterò» .

PROSPETTIVE
- E' pronto alla sfida, Ledesma, dopo essersi messo alle spalle il periodo più buio: un an­no fa, di quest'epoca, Cri­stian era fuori dalla La­zio, in rotta di collisione con il presidente Lotito. Lui taglia corto ora: «E' stata dura, per 8 mesi mi sono sentito un giocatore di nessuno anche perché nessuno mi aveva cercato nono­stante tante voci. La Roma? Qualcosa c'è stato, non direttamente con me, ma col mio procuratore. Comunque poi ho cancellato tutto quando con il presiden­te Lotito ho rinnovato il contratto. E non voglio più parlarne» . Tutto è cambiato adesso. E la Lazio è in fuga con il Milan in vetta al campionato. Qui Ledesma si fa cauto: «Non parliamo di scudetto, il Milan è stato costruito per vincere, noi per crescere. Comunque rispetto alla Lazio del terzo posto nel 2007 siamo più completi e più convinti. Ci sono uomini nuovi, straordinari, come Hernanes, che mi ha sorpreso, non lo conoscevo. Siamo più squadra» .

Fonte: Corriere dello Sport

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