lunedì 22 novembre 2010

IL PUNTO: IL 2° POSTO E' SALVO MA HERNANES DEVE RIPOSARE...di Alessandro Lazzaro


La Lazio è ancora seconda. Saldamente seconda alle spalle di un Milan più cinico e fortunato in questo periodo. Del resto, come si diceva tempo fa, prima o poi la ruota deve girare. E così è stato. Al di là del pareggio al Tardini, stretto ma buono, non si può che valutare positivamente il giocattolino che l’accoppiata Lotito-Reja sta mettendo in mostra. Questa squadra non sembra intenzionata a mollare la presa, e lo fa con determinazione, ordine ed equilibrio, senza mostrare cali eccessivi. Qualche piccola flessione è normale, e qualcuna anche un po’ più vistosa in futuro sarà inevitabile, ma la compagnie biancoceleste ha dimostrato di meritare la posizione in classifica attraverso un calcio fatto di intelligenza tattica, di manovre orchestrate con pazienza e convinzione, senza mai andare in affanno.

Ancora una volta un esperimento di Reja, già applicato contro il Napoli, sta avendo i suoi frutti, ma soprattutto, pregio fondamentale, è stato assimilato in maniera istantanea e senza traumi da parte di tutti. A cominciare da Hernanes e Floccari, dirottati in posizioni del campo meno consone alle loro caratteristiche. Eppure non è cambiato di una virgola l’impegno di tutti. Occasioni a palate create dai capitolini, frutto di un gioco convincente e di una forma fisica che non ha ancora conosciuto picchi vertiginosi sui 90’, come invece gli statistici e i malpensanti si aspettavano dai fatidici novembre del tecnico di Gorizia. Sempre infelice, ma purtroppo sacrosanto, parlare degli arbitraggi, a volte inspiegabilmente volti a far irritare i più attenti: al di là di alcuni gialli condonati ad alcune maglie crociate, fa riflettere la curiosa gestione del recupero rispetto a quanto stabilito dal tabellone luminoso, abbondante nel primo tempo col Parma in possesso palla, interrotto bruscamente nella ripresa su un’azione offensiva biancoceleste a pochi secondi dal termine. Ad altri le possibili valutazioni.

COSA VA – Un gioco scoppiettante, che ribatte colpo su colpo ai tentativi dell’avversario, fino a prendere nei secondi tempi le redini del gioco creando sempre più grattacapi alle difese. La banda di Reja non si scompone mai, sembra una schiera di soldatini d’acciaio che assolvono al loro dovere senza arrendersi e imbastendo il tutto con la fantasia e le peculiarità dei singoli a disposizione.

COSA NON VA – Paradossalmente Reja non è riuscito questa volta a imporsi come il solito: i suoi solisti hanno giocato a tratti troppo da solisti, risultando leziosi e fumosi negli ultimi metri. Come se dopo la netta vittoria col Napoli, qualcuno si sia preso la licenza di voler cercare per conto proprio la rete. Ne è risultata sì un’orchestra ben condotta, ma con qualche stonatura qua e là che ha creato un po’ di imbarazzo e tante occasioni sciupate.

TOP&FLOP– Le geometrie che il centrocampo laziale riesce a ritrovare quando Matuzalem è in campo sono ormai sotto gli occhi di tutti. La squadra gira a dovere e ne beneficia il gioco, più brillante e veloce nelle ripartenze. Zarate è luci ed ombre di questa squadra: pimpante e volenteroso, nonché più pericoloso in quella posizione, ma estremamente irritante nel possesso palle e nel ritardo dell’ultimo passaggio. Ormai si è detto alla nausea che Hernanes sta patendo l’incessante impiego da gennaio ad ora, va aspettato ma sfruttato comunque. La difesa regge, è un dato confortante, soprattutto dopo gli ultimi anni delle’era-Lotito.

CONSIGLI PER IL MISTER– La mentalità della grande squadra sembra esserci, bisogna solo ritrovare quella cattiveria e quel cinismo che avevano impressionato tifosi e addetti ai lavori nel primo scorcio di campionato.

IL FUTURO – A chi consiglia alla Lazio di fare un paio di acquisti, Reja risponde che ha già il meglio con cui potesse lavorare. In parte sono d’accordo sul fatto che un paio di ricambi di lusso tra difesa e attacco siano auspicabili. Ma il cosiddetto “bomber da 20 goal” tanto invocato non credo sia così indispensabile: la forza dei biancocelesti di quest’anno è la partecipazione di tutti alla fase offensiva, col conseguente alzamento del livello del gioco. Con un Ibra là davanti, si sa come andrebbe a finire: tutto catalizzato su di lui, e una squadra come la Lazio non penso che se lo possa permettere. Valutazioni comunque ancora lontane, il futuro prossimo si chiama Catania, senza Maxi Lopez, ma prima c’è la speranza del derby di dicembre, se giovedì il turnover surclasserà l’Albinoleffe in Coppa Italia.

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