martedì 22 novembre 2011

Calori, l'autore del gol che valse il secondo scudetto: "Non ci ho mai giocato,ma il biancoceleste mi è entrato nel cuore"


È entrato di diritto nella storia biancoceleste senza nemmeno aver mai indossato quei colori. Con il suo gol alla Juventus nel nubifragio di Perugia, Alessandro Calori regalò alla Lazio il suo secondo scudetto e per ricordare quel momento magico e presentare la prossima sfida di campionato, Daniele Magliocchetti in un articolo sul Messaggero di oggi, gli ha fatto una bella intervista che oltre a riportare nella mente del tifoso laziale momenti bellissimi, ha svelato anche alcuni curiosi retroscena:
Calori ricorda quel 14 maggio del 2000? «E chi lo dimentica? Con un gol sono entrato nella storia del calcio e della Lazio».
Cosa le viene in mente di quell’azione oggi, a distanza di undici anni? «Beh, che la palla me l’ha consegnata involontariamente Conte, l’attuale tecnico della Juve. E la cosa mi fa quasi sorridere».
Ricorda la dinamica? «Nitidamente. Una punizione di Rapajc dal vertice destro, la palla arriva in area, viene ribattuta da uno juventino e finisce sui piedi di Antonio che sbaglia il rinvio o una cosa simile e praticamente me la passio, io tiro al volo e segno. Qualcuno disse che la colpa fu di van Der Sar, ma l’olandese non ci poteva fare nulla. È stato un gran diagonale».
E la sua vita da calciatore quel giorno cambiò un po’ o no? «Direi di si. Mi chiamarono tutti, ma ricordo chiaramente due telefonate. La prima di Simeone, compagno ai tempi del Pisa, che mi disse: grazie Ale ci ha regalato un sogno. La seconda di Sensini, con cui giocai a Udine tanti anni, che mi non stava più nella pelle».
Di quella partita si è detto di tutto. Quella pioggia poi… «La verità è che se fosse stata una gara in mezzo alla stagione, sarebbe stata sospesa senza problemi. Però c’erano state tutte le polemiche del gol annullato a Cannavaro, i tifosi della Lazio che avevano protestato in Federazione. La pressione era alle stelle. E poi c’era l’arbitro Collina che parlava continuamente al telefono e alla fine gli dissero che si doveva tornare in campo».
Calori è un idolo per i laziali, un incubo per gli juventini. «Pensare che la mia fede è juventina, il mio mito era Gaetano Scirea, però quella partita rappresenta una cosa bella del calcio. Per tutti era una partita scontata, invece l’abbiamo vinta noi del Perugia che non avevamo niente da perdere. E poi mi fa piacere che ogni tifoso della Lazio che incontro mi stringa la mano e mi ringrazi. Non ci ho mai giocato ma il biancoceleste mi è entrato nel cuore».
E sabato prossimo ancora Lazio-Juve. «Gran partita, con due belle squadre. sono curioso di vedere chi la spunterà. Conte è stato bravo, ma Klose e Cisse possono fare male a chiunque».
Sembra che le piaccia un po’ di più la Lazio. «Igli Tare, compagno ai tempi del Brescia, è stato bravo e geniale mi dispiace che non gli si riconosca. È un direttore sportivo, che sa fare il suo lavoro. Lui e Lotito hanno portato gente come Diàs, Hernanes, Klose e Cisse. La Lazio è una squadra di spessore»
E chissà che un giorno non tocchi a lei. «Magari. Il mio sogno è poter vincere lo scudetto con una squadra che non è abituata a vincerli ogni anno. E poi qualche piccola credenziale con i colori biancocelesti me la sono guadagnato, no?»

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